

«L'isola più grande del mondo», così la chiamò Erodoto nelle sue celebri Storie. Nella sua ‘esagerazione’ la definizione restituisce il sapere dei marinai mediterranei che hanno descritto questa terra attraverso le sue coste.
SINOSSI
«L'isola più grande del mondo», così la chiamò Erodoto nelle sue celebri Storie. Nella sua ‘esagerazione’ la definizione restituisce il sapere dei marinai mediterranei che hanno descritto questa terra attraverso le sue coste. Ma è anche la consapevolezza della complessità geografica e storica: un’isola «quasi un continente», secondo un’altra celebre definizione, che si propone attraverso molteplici identità differenti nel tempo. Questo ci permette di narrare una differente immagine della Sardegna, troppo spesso immobilizzata in un immaginario preistorico legato alla pietra, quasi che le donne e gli uomini che hanno vissuto nell'isola non siano altro che delle comparse. Il racconto parte dalla metà del secondo millennio, quando la Sardegna si mostra al mondo con le imponenti costruzioni turrite alte fino a tre piani e attraverso viaggi dei propri marinai fino al lontano oriente, Creta e Cipro. Rapporti di scambio privilegiati e rapporti interpersonali. Un' autentica Isola delle torri proiettata verso il Mediterraneo. Una società che esaurisce il suo ruolo entrando in quel fatidico momento della crisi dell’Età del Bronzo che colpisce un po' tutto il Mediterraneo. Non è una crisi negativa. La diffusione di santuari federali, riuniti intorno ai pozzi e fonti, delle innumerevoli piccole statue in bronzo e della grande statuaria in pietra a tutto tondo, ci parla di una società consapevole del proprio ruolo e in piena crescita. L’incontro, nel primo millennio, con genti di altri lidi, Fenici, Villanoviani (poi Etruschi) e greci innesca processi di cambiamento radicale, con risposte differenti nelle varie regioni dell’isola, che mostrano le articolazioni di una società pronta a rispondere alle nuove esigenze. Sono secoli caratterizzati da processi di integrazione fra ‘Nuragici’ e ‘Fenici’ non senza qualche segno di tensione. Il fenomeno urbano, in fieri nella società nuragica, diventa realtà concreta con il diffondersi dei centri urbani fenici nella costa, abitati anche da persone di cultura nuragica, e il progressivo abbandono di molti degli abitati dell’entroterra, come naturale corollario dell’accentramento cittadino. Poi, il passaggio dell’isola sotto il potere di Cartagine, dal 520/510 a. C. porta nuovi assetti politici, legati alla volontà della città nordafricana di assoggettare al proprio potere le libere città e i territori. Si assiste a un massiccio ripopolamento delle campagne, anche con immissione di coloni libici, per il controllo della produzione agricola in funzione della necessità di approvvigionamento della metropoli. L’egemonia cartaginese porta a radicali cambiamenti culturali, resi manifesti, in particolare, dai nuovi rituali funerari. Infine, il passaggio, della Sardegna sotto il potere di Roma nel 238, propone forme di resistenza violenta, da parte delle componenti ‘nuragiche’ e ‘puniche’, colpite nel controllo delle proprie terre, con la conseguente reazione devastante, seguita da grandi deportazioni di schiavi. Presto si affiancano i modi della integrazione sociale, culturale e linguistica, nelle forme ormai note della romanizzazione. La società si compone ora di un complesso di identità plurali, la Sarditas, accomunate dall’egemonia romana, ma allo stesso tempo, ancora partecipi delle proprie tradizioni. In età romana la Sardegna è una terra, nella quale le identità plurali coesistono negli stessi individui e nelle componenti sociali: un’autentica isola meticcia.
PROFILO DELL'AUTORE
Alfonso Stiglitz
È direttore scientifico del Museo Civico di San Vero Milis e condirettore scientifico degli scavi che il Museo Civico e la Brown University di Providence (USA) conducono nell’area monumentale del nuraghe S’Urachi nello stesso territorio. Si occupa della Sardegna del I millennio a.C. e dei suoi rapporti con il Mediterraneo, con particolare riferimento al tema degli incontri tra culture nel mondo antico, all’organizzazione dello spazio urbano e ai suoi rapporti con l’hinterland. Ha pubblicato un centinaio di lavori scientifici.